Ieri mattina Paolo Fox me l'aveva
detto: mal di testa e nervosismo durante la giornata. A rincarare la
dose Branko e le sue stelle: professionalmente non dovete pagare per
le scelte sbagliate degli altri; se agitatissimi, rimandate.
Ecco: che ci crediate o no, ieri è
stata una di quelle giornate in cui se non avessi poi rischiato di
rimanerne a corto, avrei spaccato i piatti di casa schiantandoli
contro il muro, solo per il sadico gusto di sfogare la rabbia e di
distruggere nell'immaginario ciò che nella vita non posso
cambiare: il mal celato costume di ritenere l'attore, e l'artista in
genere, un nullafacente cronico con manie di protagonismo che pur di
non lavorare se ne inventa una al giorno.
Per quanto la televisione, quella
brutta, si sforzi di farvi credere che chiunque e per qualunque
baggianata detta o azione indubbia fatta, possa stare racchiuso in
quel piccolo schermo chiamato tv, io vi garantisco che non è così.
E rivendico il mio diritto di essere Attore e rivendico il mio lavoro
come professione al pari di un medico o un architetto. Perché
l'Attore – e non mi riferisco al personaggio famoso dell'ultimo
momento che “parla”nella scatola del vostro
soggiorno- è uno che ha studiato e che studia in
continuazione. L'Attore non è un pappagallo, né un
animale addestrato, non vi porta le palline indietro e non ripete
semplicemente un testo imparato a memoria.
Recitare è un lavoro, non un
hobby come il bricolage o il giardinaggio. Certo può essere
una passione coltivata nell'oratorio dietro casa o a scuola, ma
quando si decide di farne il motivo della propria vita, allora la
recitazione ha il diritto di essere considerata una professione.
L'attore studia la storia entro cui si
dovrà muovere, ne osserva i personaggi, entra dentro le loro
menti, ne veste i panni, ne asseconda i sentimenti...a volte fino a
farsi male. E ha bisogno di tempo: per capire, per diventare altro da
sé. E ha bisogno di rispetto.
Ciò che voi vedete alla tv o al
cinema o in teatro non si costruisce in una notte: ciò che
vedete e per cui pagate un biglietto è il frutto del lavoro,
bello e anche faticoso, di centinaia di persone che lavorano in
sinergia perché voi possiate credere a una storia: tecnici,
elettricisti, costumisti, truccatori, direttori di fotografia,
macchinisti, attori, sceneggiatori, registi...tutti con una propria
funzione e un mestiere in mano. Altrimenti perché dovreste
pagare un prezzo per questa “finzione”? Basterebbe fare imparare
un testo ai vostri figli o nipoti, e farvelo declamare in salotto;
gratis.
L'attore in scena è solo la
punta di un iceberg molto più profondo; il rappresentante
ideale di quella meravigliosa macchina che voi chiamate show. Cosa
sarebbe un attore se gli toglieste la luce lasciandolo al buio, ne
eliminaste i vestiti e il contesto entro cui si dovrà muovere?
Certo: sarebbe ancora un attore, ma lo sarebbe a metà
perché gli avreste tolto quelle piccole grandi cose che lo
avrebbero reso una “persona” completa. Come se a un tennista
durante una gara importante gli toglieste la racchetta o gli deste
delle palline sgonfie pretendendone comunque un'ottima performance o
addirittura la vittoria.
L'attore ha bisogno di recitare e ha
bisogno di tutti coloro che possono rendere tutto ciò possibile
( anche
il testo è frutto del paziente lavoro di uno sceneggiatore,
no?).
Se a un attore viene data una grande opportunità, ma gli si
toglie l'opportunità di essere grande, allora, che senso ha?
Per passione sono disposta a lavorare gratis e a fare le ore piccole,
a farmi in quattro perché un piccolo progetto possa diventare
grande, a investire i miei esigui risparmi in un lavoro in cui credo,
ma non mi chiedete di fare un vero e proprio spettacolo pensando che si potrà fare benisimo anche in pochi giorni perché “
vabè, devi solo imparare un testo a memoria”, perché
divento una iena.
La dignità del mio lavoro non
si tocca
2 commenti:
Ciao Giulia, sono arrivata qui seguendo un #FF e sono contenta di averti scoperta! Piacere, sono una giornalista precaria e scaccio i pensieri curando l'arredamento del mio nido (nostro, ora siamo in due!).
Ciao Ilaria,
grazie mille di aver dedicato un po' del tuo tempo a questo blog. Come avrai capito questo è lo spazio del mio sfogo artsitico e creativo: piuttosto che distruggere tutto sctivo e cucino :-) Se ti andasse di raccontare anche i tuoi racconti "tragicomici" sarò lieta di "regalarti" le pagine del mio blog. Mi piacerebbe che questo diventasse uno spazio di condivisione, anche di ricette e momenti più o meno felici.
Continua a seguirmi e se ti va, dimmi pure se e dove posso leggerti: sarò felice di scoprire anche il tuo mondo
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