La vita è come una scatola di cioccolatini: non sai mai quello che ti capita...
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venerdì 11 maggio 2012

La dignità dell'attore


Ieri mattina Paolo Fox me l'aveva detto: mal di testa e nervosismo durante la giornata. A rincarare la dose Branko e le sue stelle: professionalmente non dovete pagare per le scelte sbagliate degli altri; se agitatissimi, rimandate.
Ecco: che ci crediate o no, ieri è stata una di quelle giornate in cui se non avessi poi rischiato di rimanerne a corto, avrei spaccato i piatti di casa schiantandoli contro il muro, solo per il sadico gusto di sfogare la rabbia e di distruggere nell'immaginario ciò che nella vita non posso cambiare: il mal celato costume di ritenere l'attore, e l'artista in genere, un nullafacente cronico con manie di protagonismo che pur di non lavorare se ne inventa una al giorno.
Per quanto la televisione, quella brutta, si sforzi di farvi credere che chiunque e per qualunque baggianata detta o azione indubbia fatta, possa stare racchiuso in quel piccolo schermo chiamato tv, io vi garantisco che non è così. E rivendico il mio diritto di essere Attore e rivendico il mio lavoro come professione al pari di un medico o un architetto. Perché l'Attore – e non mi riferisco al personaggio famoso dell'ultimo momento che “parla”nella scatola del vostro soggiorno- è uno che ha studiato e che studia in continuazione. L'Attore non è un pappagallo, né un animale addestrato, non vi porta le palline indietro e non ripete semplicemente un testo imparato a memoria.
Recitare è un lavoro, non un hobby come il bricolage o il giardinaggio. Certo può essere una passione coltivata nell'oratorio dietro casa o a scuola, ma quando si decide di farne il motivo della propria vita, allora la recitazione ha il diritto di essere considerata una professione.
L'attore studia la storia entro cui si dovrà muovere, ne osserva i personaggi, entra dentro le loro menti, ne veste i panni, ne asseconda i sentimenti...a volte fino a farsi male. E ha bisogno di tempo: per capire, per diventare altro da sé. E ha bisogno di rispetto.
Ciò che voi vedete alla tv o al cinema o in teatro non si costruisce in una notte: ciò che vedete e per cui pagate un biglietto è il frutto del lavoro, bello e anche faticoso, di centinaia di persone che lavorano in sinergia perché voi possiate credere a una storia: tecnici, elettricisti, costumisti, truccatori, direttori di fotografia, macchinisti, attori, sceneggiatori, registi...tutti con una propria funzione e un mestiere in mano. Altrimenti perché dovreste pagare un prezzo per questa “finzione”? Basterebbe fare imparare un testo ai vostri figli o nipoti, e farvelo declamare in salotto; gratis.
L'attore in scena è solo la punta di un iceberg molto più profondo; il rappresentante ideale di quella meravigliosa macchina che voi chiamate show. Cosa sarebbe un attore se gli toglieste la luce lasciandolo al buio, ne eliminaste i vestiti e il contesto entro cui si dovrà muovere? Certo: sarebbe ancora un attore, ma lo sarebbe a metà perché gli avreste tolto quelle piccole grandi cose che lo avrebbero reso una “persona” completa. Come se a un tennista durante una gara importante gli toglieste la racchetta o gli deste delle palline sgonfie pretendendone comunque un'ottima performance o addirittura la vittoria.
L'attore ha bisogno di recitare e ha bisogno di tutti coloro che possono rendere tutto ciò possibile 
( anche il testo è frutto del paziente lavoro di uno sceneggiatore, no?). 

Se a un attore viene data una grande opportunità, ma gli si toglie l'opportunità di essere grande, allora, che senso ha?

 Per passione sono disposta a lavorare gratis e a fare le ore piccole, a farmi in quattro perché un piccolo progetto possa diventare grande, a investire i miei esigui risparmi in un lavoro in cui credo, ma non mi chiedete di fare un vero e proprio spettacolo pensando che si potrà fare benisimo anche in pochi giorni perché “ vabè, devi solo imparare un testo a memoria”, perché divento una iena.
La dignità del mio lavoro non si tocca

giovedì 10 maggio 2012

Girando un film ho imparato:che non tutti i sogni sono d'oro eluccicano; e che le taralle sono più semplici di quello che pensavo

Scusate l'assenza, ma come vi ho scritto qualche post fa, finalmente ho girato un film e sono stata molto impegnata. Insomma fuochi d'artificio, rintocchi di campane a festa, nuovi colori, e una sonora silurata provocata dalla delusione e dal doloroso rammarico che il mio ruolo (quello di una persona realmente esistita che ha pagato con la vita l'aver fatto bene il suo lavoro)è stato ridotto a quello di una mera figura insignificante e sfocata, per di più d'assoluto impiccio all'interno della storia; della serie " ma vedi un po' se questa doveva morire, pure lei, proprio quel giorno". Eh sì, purtroppo non sto esagerando: parole del regista che hanno lasciato non solo me, abbastanza sgomenta. Perché caro regista dei miei stivali, se vuoi fare un film impegnato, devi anche avere la sensibilità di capire la storia e le dinamiche in cui dovrai muoverti. E invece io mi sono ritrovata ad esser pagata per un numero di pose ( di giornate di lavoro) mai fatte, mortificata come attrice e come persona che si ritrova a interpretare un personaggio, dimenticato da troppi e ancora una volta emarginato...D'altronde cosa aspettarsi da un regista che per tutti i giorni di ripresa non ha fatto altro che palesare il suo odio nei confronti del genere umano insultando chiunque fosse sul suo cammino, attori e cast tecnico compresi, con epiteti come-per citarne solo alcuni- "bestie", "burattini non pensanti"o"bastardi proletari"?!?!Ora, io che per motivi di copione giravo armata( con una beretta pesante e vera, ma assolutamente innocua perché piombata), non voglio dire che gli avrei sparato, ma tirargliela addosso sicuramente sì. Abbasso il buonismo: sono sincera! Se non fossi stata la personcina carina che sono, dai buoni e sani principi, io una craniata o una botta in testa gliel'avrei data; e l'ho immaginato spesso, un po' alla Ally McBeal :-)A fare le spese di questi insulti oltre a noi "bestie proletarie", anche l'aiuto regista, povera vittima del nervosismo di tutti, che per tutto il tempo delle riprese, oltre a fare il suo lavoro, non ha fatto che mettere le pezze per evitare che il film, detto in maniera aulica, " andasse a puttane". A lui, tutta la mia stima e il mio affetto, con la speranza che l'abbiano pagato abbastanza perché possa permettersi economicamente parlando, un lungo periodo di analisi.Ora: se quando ho cominciato a pensare che fare l'attrice significasse entrare in un mondo meraviglioso, fatto di gente che lavorando con i sentimenti fosse superiormente dotata di sensibilità, adesso posso affermare con tutta onestà che in confronto a me, Alice nel paese delle meraviglie era assai sveglia, scaltra e furba. Il mestiere del cinema è per molti un lavoro come un altro, non diverso dal timbrare noiosamente e quotidianamente un cartellino. Ma spero di incontrare presto, o prima o poi, qualcuno che abbia lo stesso incondizionato amore e lo stesso entusiasmo che nutro io nei confronti di un lavoro che io reputo, ancora, il più bello del mondo.Avendo tante ore libere sul set ( convocata alle 9 del mattino, pronta con tanto di costume di scena, per scoprire solo di sera che avrei girato alle 9 di sera o che non avrei girato affatto), ne ho approfittato per conoscere i 200/300 metri circostanti al set ( non sapendo se e quando avrei girato, mica potevo allontanarmi di più!) con relativi bar, pasticcerie, panifici...e proprio qui ho scoperto le taralle con lo zucchero( morbidi e fragranti biscotti profumati al limone e ricoperti di glassa. Potevo non corrompere il panettiere e non farmi dare la ricetta?....

Liferecipes...

Taralle con lo zucchero



Ingredienti:
farina 500g
zucchero 100g
strutto 125 g
ammoniaca 5 g
uova 2 e 1/2
latte per impastare
buccia grattugiata di limone

Bagna:
acqua 2 bicchieri
zucchero 1 bicchiere

Glassa:
zucchero a velo 300 g
acqua 5 cucchiai circa
succo di limone 1 cucchiaio

Procedimento:
Setacciare l'ammoniaca e la farina. Aggiungere lo strutto e impastare per bene, unire lo zucchero, la buccia grattugiata del limone e fare una fontanella. Mettere al centro le uova e unire lentamente del latte tiepido, quel tanto che basterà a dee all'impasto la consistenza morbida di una frolla.
Dopodiché staccare dei pezzettini d'impasto lavorarli con le mani in modo da dargli la forma di cordoncini spessi un dito, piegarli a ferro di cavallo e intrecciare. Poi unirne le estremità dando la forma di piccole coroncine. Cuocere in forni preriscaldato, a 180° per 20 minuti circa, fino a doratura. Nel frattempo preparare la bagna che è l'elemento magico che renderà speciali, morbide e fragranti le nostre taralle: in un pentolino mettere l'acqua e lo zucchero e portare a bollore. Dopodiché versare la bagna in un piatto fondo e fare intiepidire.
Quando le taralle saranno pronte e tiepide, immergerle velocemente nella bagna e porre a riposare su carta forno. Poi ricoprire con la glassa che faremo riscaldando leggermente l'acqua co il succo di linone e versando sullo zucchero a velo setacciato. A voi la scelta di farla più o meno densa aggiungendo altro zucchero a velo o qualche altro goccio di acqua

martedì 7 febbraio 2012

Una mattina in cui hai proprio bisogno di pane e Nutella

Accade di svegliarsi una mattina  in cui...
  • il telefono di casa squilli e dall'altra parte della cornetta qualcuno ti strilli parole incomprensibili mentre tu sia ancora in stato comatoso
  • contemporanemamente squilli il cellulare e leggendo sul dispaly " sconosciuto" tu risponda con la speranza che sia qualche produzione che voglia dirti che sei stata scelta per uno di quei rari provini che hai fatto ultimamente, e che però tu non senta nulla, se non l'altra voce nell'altro telefono che continua a urlare
  • il campanello della tua porta trilli senza sosta
  • uscendo dal tepore della coperte in cui eri sommerso, il tuo piede sprofondi nell'acqua.....
  • il panico si impadronisca di te...
  • .guardandoti intorno, la tua sveglia galleggi per la stanza come una gondola alla deriva.....
  • il cuore cominci a saltarti fuori dal petto perché sei fotxxxxmente in ritardo al lavoro
  • uscendo momentanemaente dal tuo corpo e guardandoti dall'esterno, tu ti renda conto che il cosmo cospira contro di te

    E allora non ti resta che:
  • aprire la porta e scusarti con chi dall'altra parte ti insulta per avergli inaffiato la biancheria stesa
  • mortificarti contemporanemate con chi alla cornetta ti insulta perché a casa sua è costretto ad usare l'ombrello
  • giustificarti con il non più tanto sconosciuto interlocutore del cellulare spiegandogli che non ti sei presentato al lavoro perché la tua casa si è trasformata in una delle perle della laguna di Venezia...
    e  dopo aver visto che sono appena le 9:00 del mattino, non ti resta che sprofondare sullo sgabello della tua cucina pensando a cosa altro possa accaderti nelle prossime 13 ore di questa "meravigliosa" giornata....
    " Non ci resta che piangere" e fare colazione: ho bisogno di pane e Nutella!
    PANE FRAGRANTE


    Ingredienti:
    farina di semola rimacinata 500 g
    acqua riscaldata 50° C circa 375 g
    zucchero 1 cucchiaino
    sale 3 cucchiaini
    lievito per torte salate 1 bustina

    Procedimento:
    In una terrina o su una spianatoia mettere la farina, formare al centro un buco e mettervi dentro il lievito e lo zucchero, scioglierli con un po' d'acqua e lentamente , poco per volta, aggiungere altra acqua per impastare il tutto.
    Prima di aggiungere altra acqua aspettare sempre che il panetto assorba quella che abbiamo messo in precedenza.
    Poi  fare al centro dell'impasto una conchetta , mettervi il sale e scioglierlo con altra acqua impastando bene il tutto, fino ad ottenere un panetto morbido ed elastico e senza grumi.
    Coprire l'impasto con un panno spesso e fare lievitare nel forno spento, per 2 ore o finché sarà raddoppiato il suo volume
    Trascorso questo tempo ricavarne dei bocconcini da 50 g l'uno o dividere l'impasto in due, adagiare il pane su una teglia rivestita da carta forno,  inciderlo in superficie e lasciare lievitare coperto per altri 20 minuti.
    Dopodiché, infornare in forno statico già caldo a 200° per i primi 10 minuti, e a 180° per altri 15 minuti; poi spegnere il forno e lasciando dentro il pane, fare riposare per altri 10 minuti, assicurandosi che la porta del forno resti aperta.

    * consiglio, dopo la seconda lievitazione, di inumidire il pane e di spolverizzarlo con semi di sesamo o papavero....una vera delizia!